Siamo dentro una pandemia che, a livello teorico potenziale, potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza della nostra specie. Non è catastrofismo il mio. Stiamo combattendo contro un virus che potrebbe mutare nel tempo. Ovvero, potrebbe essere solo il primo di una lunga serie. Possiamo sperare nel vaccino, ma ci sono enormi interessi economici, che potrebbero in qualche modo ostacolare la sperimentazione.
A troppe società informatiche, va, probabilmente, bene lo smart working, il confinamento in casa, prolungato e passivo, l’alienazione di ogni singolo individuo. Tutto questo in funzione del loro business. Le Faang, capitalizzano in borsa come interi paesi del G8. Il valore delle loro azioni e raddoppiato dallo scoppio della pandemia. Non possiamo quindi, in buona sostanza, attenderci grandi aiuti umanitari da loro, anzi forse tutto il contrario.
Dobbiamo prendere coscienza di questo, non sperare nell’aiuto divino , non perdere il nostro tempo, ed agire conseguentemente.
A mio avviso , dobbiamo, prima di ogni cosa , tornare ad essere umani. Interessarci di chi ci sta accanto, essere empatici, curare e sviluppare relazioni interpersonali, grazie alla tecnologia applicata in modo intelligente. Sentirci parte di un gruppo più ampio, sentirsi in rete, creare nodi di connessione, che ci consentono di essere in contatto, in tempi brevi, con tutte le persone che possono aiutarci e che noi possiamo aiutare. Questo potrebbe salvarci.
Se riusciamo a creare delle reti di aiuto parallele a quelle istituzionali e ufficiali, riusciremo anche ad alleggerire il lavoro di tante persone che lavorano per noi ( personale medico, infermieristico, vigili del fuoco, Protezione Civile, associazioni di volontariato attivo, forze dell’ordine).
Dobbiamo aiutarci, facendo ognuno di noi il primo passo per…