E’ una di quelle giornate fredde ma luminose, che questo pazzo mese di novembre 2022 ci sta regalando. Incontro Annapaola Prestia per un caffè veloce, le chiedo se ha voglia che raccolga una sua breve intervista (confesso mi ero appuntato già alcune domande da farle). La sua risposta è entusiasticamente positiva. Ci sediamo al primo tavolo libero. E’ la classica persona che non ti aspetti. Dentro una donna minuta e con gli occhi attenti, scorre un torrente di montagna che pian piano diventa fiume in piena, travolgente, non appena lei comincia a sciogliersi. L’occasione è buona anche per spingere un pò il crowfunding del suo nuovo libro “Il Segreto dell’Angelo” in pubblicazione con la casa editrice BookaBook. Apro il bloc-notes e decidiamo di iniziare.
Annapaola buongiorno, mi permetta subito una domanda a bruciapelo! Cosa l’ha spinta a scegliere Buenos Aires come ambientazione per il suo nuovo romanzo? Sentiva il bisogno di un sottofondo musicale a ritmo di tango? Oppure non poteva esserci ambientazione diversa dall’Argentina, Finisterre, luogo dove i contrasti, le fantasie e i desideri trovano i loro estremi? O c’è dell’altro ancora?
(Annap) Buongiorno Stefano! In effetti, sono una persona, una ragazza, molto musicale e il tango è tra i miei balli preferiti; tra l’altro l’ho visto ballare davvero in Argentina, e sono rimasta, a dir poco, sconvolta. Prima, quando sentivo dire che il tango è la poesia in musica ed anche una dichiarazione d’amore non ci credevo; poi ho visto come ballano, queste persone, sul serio e veramente ho spalancato tanto d’occhi. Nel mio viaggio di nozze in Argentina e a Buenos Aires, soprattutto, sono posti esattamente come il tango, talmente estremi e pieni di contrasti che me li sono portati dentro. E poi perchè l’Argentina è un luogo sufficientemente lontano da poter sembrare in parte un altro mondo, soprattutto per la sua parte selvaggia, quella che ho visto io, la parte più a Sud, Ushuaia per intenderci. Quindi avevo bisogno di un luogo che fosse anche un non luogo, un luogo che fosse musicale, un luogo che fosse pieno di contrasti e che mi fosse rimasto profondamente nel cuore.
Lo immaginavo un po’, ma le sue parole me lo hanno reso immediatamente tangibile. Sono curioso, mi racconti un po’ la genesi della narrazione. Lei dice che la storia l’ha cercata, come se “qualcosa” l’avesse condotta a scriverla. Secondo Lei, può accadere che uno scrittore diventi strumento, anche inconsapevole, e che i personaggi finiscano per “possederla” allorquando “escono” dalla sua penna?
(Annap) La storia l’ho sognata, addirittura! Io funziono così di solito: faccio dei sogni notturni che appunto su di un quadernino, per la gran gioia di mio marito, a cui accendo la luce in piena notte (ma ormai sono brava a scrivere pure al buio…) e poi capita che questo quadernino rimanga lì, magari per anni; a volte, con un po’ di fortuna, accade che, quello che ho scritto, prende incredibilmente corpo. Questa storia mi ha cercata per diversi anni e in diversi momenti della mia vita. Ha avuto una genesi piuttosto lunga e travagliata e nel frattempo sono uscite altre storie e poi finalmente è arrivata; mi mancava una conclusione degna e alla fine, forse era talmente degna che ci ho scritto sopra una trilogia!
Per quanto riguarda la seconda parte della sua domanda, penso che ad un certo punto i personaggi vivono di vita propria e fanno quello che vogliono loro. A me piace molto metterli in situazioni particolari e vedere che cosa ne viene fuori. A volte sono soddisfatta, altre arrabbiata, la maggior parte delle volte rimango stupita a guardarli prender vita e muoversi un po’ come io li ho costruiti ma poi li osservo fare, come gli esseri umani, cose che non ti aspetteresti da loro ed è lì che la storia prende davvero un punto di svolta interessante.
Sbaglio o è un pò come accade in “Stelle in silenzio”, il romanzo che ho avuto il piacere di leggere quest’estate? Possiamo aspettarci tanti colpi di scena anche in questo suo nuovo libro? Ci sarà quel gioco delle cose che accadono nella nostra vita e che lei chiama “un mistero, un guazzabuglio imprevedibile di eventi che seguono il disegno tracciato da un bambino con una matita; siamo sempre Noi quelle linee solitarie?”
(Annap) Sì, assolutamente un sacco di colpi di scena perché i protagonisti sono “particolari”; angeli, demoni, ma soprattutto anime ed in quanto anime, umane ed ultraterrene hanno una serie di caratteristiche, di peculiarità, che li conducono a fare cose che a volte li portano a convergere e a volte no. Sicuramente c’è di tutto in questo romanzo, perché a me piace sperimentare. Che cosa accadrebbe ad un angelo se dovesse perdere le ali, che è il tema del Segreto dell’Angelo? Se diventasse umano, un essere divino, un essere abituato a non sbagliare mai, un essere abituato a vivere galleggiando nella perfezione, che ne farebbe della imperfezione umana, ad esempio? E dall’altra parte se un umano accedesse ad un paradiso con tutto il proprio retaggio umano cosa potrebbe venirne fuori? Un bel guazzabuglio e un mistero imprevedibile.
Indubbiamente un mix esplosivo, un incontro che può dare forma ad un bel pò di situazioni. Lei crede nel destino, crede che ci sia un senso anche negli incontri più casuali? Nell’anteprima del libro, lei scrive che i protagonisti hanno una missione da compiere, dove forze estreme e talvolta in contrasto tra loro, collaborano per il raggiungimento di un fine. Non mi sembra lei si riferisca solo all’eterna lotta tra bene e male, anzi?
(Annap) Credo assolutamente che non ci sia niente di scritto, ma che ci siano, nelle nostre esistenze, delle svolte importanti che ci conducono a degli appuntamenti che sono fissi, un punto fermo nello spazio e nel tempo, come direbbe il celebre Doctor Who (cit. Serie televisiva di fantascienza prodotta dalla BBC a partire dal 1963). Nel senso che noi possiamo modificare i colori della nostra esistenza ma ritengo che, a certi appuntamenti, non possiamo mancare. Non lo so se le forze collaborino per il raggiungimento di un fine. Io credo che il fine lo creiamo noi, come essere umani, credo che ci sia come una sorta di tappeto che tutti noi abbiamo e che sta a noi srotolare in una certa maniera. Quali siano le pieghe che verranno, le forme che questo tappeto prenderà, dipende da un milione di motivi, ma comunque il tappeto è nostro.
Bellissima l’immagine del tappeto, che non so perchè, porta subito la mia mente a vagare in mondi lontanissimi (forse per questo adoro Battiato)… Mi dica un pò, il suo viaggio avviene attraverso le sensazioni, le emozioni, le vibrazioni che vivono i protagonisti?
(Annap) Cosa intendiamo? Intendiamo un viaggio attraverso la mia esistenza? Allora sì, nel senso che la mia esistenza è permeata dai protagonisti delle mie storie. Si figuri che una volta mi sono trovata a parlare da sola, nel bel mezzo del mare di Roccalumera (località marina in provincia di Messina): stavo “costruendo” Stelle in Silenzio e mentre nuotavo mi è venuta in mente una scena molto importante, all’epoca, che invece ho completamente tagliato dal romanzo e che ha dato il via però ad un altro racconto che non ho ancora terminato e che si chiamerà probabilmente “La Casa delle sorelle”. Recitai tutto il dialogo tra i due protagonisti. Mio fratello che era lì con me, in quel mare e tra le stesse onde, ad un certo punto mi chiese “Ma sei posseduta?”. Ed io, gli risposi di sì, forse perché stavo vivendo la vicenda in diretta, attraverso le sensazioni e le emozioni e le vibrazioni dei miei protagonisti. E quindi mi capita, mi capita spesso, di solito riesco a mascherarlo, ogni tanto no.
Quanto c’è di catartico in tutto questo e parallelamente, quanto di autobiografico in ciò che lei trasmette nelle sue pagine?
(Annap) Di autobiografico tanto, ma non tutto. La bellezza di essere uno scrittore, se posso definirmi tale, è proprio il fatto di potersi nascondere dietro le proprie creazioni. Nessuno saprà mai quanto c’è di vita vera, quanto c’è di vita solo immaginata e quanto c’è di desiderio di fare qualcosa che io non farei mai, ma magari il “mio” protagonista fa. Chi mi conosce bene chiaramente coglie alcuni segni che io semino volutamente nei miei romanzi. Nomi di animali ad esempio, circostanze, luoghi, sentimenti, sicuramente sì, però a me piace nascondermi e vedere chi riesce a ritrovarmi. La scrittura è catartica e quindi anche essere scoperti, ha un certo valore, anche vivere le emozioni sulla carta, magari per riparare a cose che non riusciamo a fare nella esistenza reale, è comunque un’altra maniera per rivivere, in uno degli altri mondi paralleli di cui parlavamo prima.
Sono d’accordo con Lei. Leggere un buon libro è come fare un viaggio sospeso nel tempo, scoprire che possiamo aprire una finestra immaginaria sul mondo. Un’altra domanda se posso. Pensa mai che i personaggi da Lei creati possano vivere di luce propria, quasi che plasmati dalle sue mani, ad un certo punto, decidano di liberarsi, di sciogliersi dai “vincoli” della sua mente, e cosí facendo, non appartenerle più?
(Annap) Assolutamente sì. I personaggi vivono di luce propria e non mi appartengono certamente. Io ci sono un po’ affezionata, più che come a dei figli, come a degli amici che ho visto crescere e prendere delle direzioni, a volte inaspettate; qualcuno di loro mi ha delusa, qualcuno di loro mi ha stupita ma, con tutti, ho un legame molto particolare. Non mi sono mai appartenuti veramente, perché, quando inizio a scrivere una storia, ho in mente pochi dettagli. E’ un po’ come un quadro di cui ho tracciato poche pennellate e poi, ad un certo punto, il pennello inizia a muoversi da solo, anche nei momenti più disparati, di giorno e di sera, e la tela prende una direzione sicuramente diversa da come io avevo iniziato a concepirla. Non mi appartengono più ed in un certo senso mi apparterranno sempre, una sensazione molto particolare.
Per assurdo, Le è successo che uno dei suoi personaggi possa aver fatto scoccare in lei la scintilla del cambiamento?
(Annap) Eccome. Mi è successo! Prendiamo Stelle in Silenzio. La protagonista, Kara, non doveva essere assolutamente come l’ho creata, poi è capitato che ho guardato una serie TV che mi ha appassionata molto, (Battlestar Galactica). C’era questo personaggio molto forte che mi ha talmente affascinata, da farmi cambiare completamente il destino e la storia di quello che stavo immaginando io. Quindi sì, a volte sono i personaggi che scrivono, scelgono il loro finale. Da scrittore, io non posso fare altro che assistere a questa rappresentazione e metterla su carta nel miglior modo possibile.
Ci lasciamo con Annapaola, che è riuscita a ritagliarmi una bellissima mezz’ora nella sua giornata super piena, madre di due bimbi piccoli, psicologa, attiva nel volontariato e scrittrice di talento. Una persona e donna che prova a coniugare le sue passioni, mettendoci, sempre, tutto quello che ha dentro. Se riusciamo, diamole una mano. Chiaramente, ciascuno per quello che si sente e può fare (anche solo condividendo l’articolo). Sarebbe così bello venisse premiato più spesso il merito di chi ha ancora quella forza primordiale e, con coraggio, prova a rendere reali i suoi sogni, regalandoci una finestra su mondi paralleli e sospesi, ma possibili.